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| Il Maligno vince molte battaglie, ma ha perso la guerra31. Jänner 2011 in Italiano, 3 Lesermeinungen Intervista al Prefetto della Congregazione per il Clero, Mauro Cardinale Piacenza: rinnovamento del sacerdozio; collaborazione tra fedeli laici e clero; crisi delle vocazioni, lessenza dellarte sacra e della liturgia. Di Armin Schwibach Roma (kath.net/as) Il sacerdozio non deve essere normalizzato secondo le rivendicazioni di una demitizzazione, ma deve essere riscoperto nella sua origine divina. Così afferma il Prefetto della Congregazione per il Clero, S. Em. R. Mauro Cardinale Piacenza, sottolineando al contempo limportanza di una liturgia cristocentrica per una nuova evangelizzazione dei paesi doccidente. Dopo la notte del calo delle vocazioni sacerdotali, il cardinale vede lalba di un nuovo tempo, che però necessita principalmente della preghiera e in particolare delladorazione eucaristica per giungere alla piena luce del giorno. Nellintervista esclusiva, generosamente concessa a Kath.net, il Cardinale Piacenza si occupa del sacerdote come segno di contraddizione e mette in risalto il particolare mandato dellarte sacra come via di preghiera verso Dio.
Concretamente, come potrebbe configurarsi il rinnovamento del sacerdozio? Che cosa significa che il sacerdote è segno di contraddizione nella società odierna, come Lei disse una volta? Da cosa deve partire la Chiesa e, in particolare, come dovrebbero intervenire i responsabili dei seminari? Cardinale Piacenza: Chi rinnova continuamente la Chiesa e, in essa, il Sacerdozio, è lo Spirito Santo! Al di là di una visione chiaramente pneumatica e, perciò, soprannaturale, è impossibile anche solo pensare ad un rinnovamento. Ritengo che sia proprio questa una delle principali vie da percorrere: quella del recupero chiaro della dimensione verticale, spirituale del Ministero. Nei decenni passati, troppi riduzionismi, animati dalla cosiddetta teologia della demitizzazione, hanno avuto come esito quello di trasformare il Sacerdozio semplicemente in un super-ministero di animazione e coordinamento ecclesiale. Il Sacerdote è anche colui che anima la vita pastorale di una comunità, ma esercita tale Ministero in forza di una Vocazione soprannaturale e della configurazione a Cristo, determinata dal Sacramento dellOrdine. Prima di ogni servizio ministeriale, egli rappresenta Gesù Buon Pastore nel cuore della Chiesa e, concretamente, nella comunità alla quale è mandato. Conseguenza di ciò è che il rinnovamento dovrà necessariamente passare attraverso il primato della preghiera, del rapporto intimo e prolungato con Cristo Risorto, Presente spiritualmente nelle sacre Scritture, realmente nellEucaristia, e con il Quale il Sacerdote è perennemente in relazione nel concreto esercizio di ogni gesto ministeriale. Primato della preghiera significa anche primato della fede: la fede schietta e sincera dei santi, quella capace di destrutturare, proprio per la sua semplicità, ogni umano calcolo o ragionamento. Un sacerdote così, in un contesto culturale fondato sullefficientismo e sullattivismo, diviene necessariamente segno di contraddizione; come il Signore Gesù è stato ed è ancora oggi segno di contraddizione, così, a Sua immagine, ogni sacerdote è chiamato ad esserlo, proprio in forza dellappartenenza a Cristo e alla Chiesa, e della novità perenne che la apostolica vivendi forma è per il mondo. Nellattuale contesto secolarizzato, segno di contraddizione sono i sacerdoti santi, fedeli, dediti al proprio Ministero, perché dediti a Dio e capaci, perciò, di condurre le anime ad un autentico incontro con il Signore. Solo chi è tutto di Dio può essere tutto della gente. Kath.net: Il Santo Padre Benedetto XVI nel suo libro-intervista con Peter Seewald, Luce del mondo dice: «E immaginabile che il diavolo non riuscisse a sopportare lanno sacerdotale e allora ci ha scaraventato in faccia il sudiciume. Ha voluto mostrare al mondo quanta sporcizia cè anche proprio tra i sacerdoti». Lei ritiene sia un caso che proprio durante lanno sacerdotale in non pochi paesi del mondo sia scoppiato lo scandalo degli abusi sessuali? E alla fine il diavolo ha perso davvero? Cardinale Piacenza: Lei sa bene che il caso non esiste! Esistono invece le coincidenze e, più spesso, le strategie umane, che si espongono alle strumentalizzazioni del maligno. È doveroso ricordare, innanzitutto, che il demonio non ha vinto durante lAnno Sacerdotale, quando, come affermato dal Santo Padre: «Ci ha scaraventato in faccia il sudiciume», ma piuttosto quando alcuni Ministri di Dio, chiamati per Vocazione ad annunciare il Vangelo e ad amministrare i Sacramenti, abusando del proprio compito, hanno ferito in modo mortale giovani vite innocenti. È in questa perversione assoluta la vera vittoria del maligno, ed il fatto che tali terribili ed inqualificabili comportamenti siano emersi durante lAnno Sacerdotale, non ha diminuito la verità del Sacerdozio, ma, permettendo la doverosa penitenza e riparazione per quanto accaduto, ha favorito una più profonda consapevolezza di quanto lo straordinario Tesoro, donato da Cristo alla Sua Chiesa, sia contenuto in vasi di creta. Tale situazione, che è drammaticamente inquietante, potrebbe divenire addirittura disperante, se non fossimo certi che il diavolo, il quale vince purtroppo molte battaglie, ha già perso definitivamente la sua guerra, poiché è stato sconfitto dalla Morte redentrice di Nostro Signore Gesù Cristo e dalla sua gloriosa risurrezione. Spesso, in particolare in paesi di lingua tedesca, molti sacerdoti sono esposti a pressioni da parte di laici e consigli pastorali. Quasi si ha la sensazione che certi laici vogliano farsi largo nello spazio dellaltare per assumere funzioni ministeriali. In non poche diocesi di lingua tedesca, sacerdoti che vogliono essere fedeli alla chiesa, si ritrovano spesso soli. Talvolta neppure i vescovi diocesani offrono ai loro sacerdoti il necessario sostegno. Come è visto questo problema a Roma? Come dovrebbero e potrebbero difendersi i sacerdoti in una tale situazione? Cardinale Piacenza: Anzitutto intendo affermare con assoluta chiarezza e motivato convincimento che la collaborazione tra sacerdoti e laici è tanto necessaria, quanto sacramentalmente fondata. È necessario viverla allinterno di alcuni parametri irrinunciabili sia dal punto di vista teologico, sia sotto il profilo pastorale. È doveroso ricordare che al ministero della testimonianza sono chiamati tutti i battezzati, e non semplicemente coloro che hanno ricevuto un qualche ministero ecclesiale. I fedeli laici devono essere educati a tale senso permanente dallapostolato, da vivere soprattutto nel mondo, nelle loro concrete circostanze esistenziali, familiari, affettive, lavorative, professionali, educative e pubbliche. I laici davvero impegnati sono quelli che si impegnano a testimoniare Cristo nel mondo, non quelli che suppliscono alla eventuale carenza di Clero, rivendicando fette di visibilità allinterno delle comunità. Partendo da questa chiarezza sulla Vocazione universale dei battezzati, nulla esclude che essi possano efficacemente collaborare al Ministero dei Sacerdoti, ricordando sempre, tuttavia, che tra il sacerdozio battesimale e quello ministeriale, esiste, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, riprendendo il Concilio Vaticano II, una differenza essenziale e non solo di grado. (cfr. CCC, n. 1547). Anche in questo caso, si tratta di riscoprire la fede nella Chiesa, che non è unorganizzazione umana, né tantomeno può essere gestita con criteri aziendali, i quali obbediscono a leggi umane, quali la presunta o reale competenza o efficienza e la necessaria spartizione del potere, e che sono quanto di più distante ci possa essere dallautentico servizio ecclesiale. Ritengo che proprio questa riduzione aziendale del modo di pensare la Chiesa sia una delle cause sia della cosiddetta crisi del numero delle risposte alle Vocazione, sia delle polemiche che, a ondate successive, talvolta forse anche orchestrate, si scatenano contro il celibato sacerdotale. Fa tutto parte di quella miope strategia di normalizzazione che mira, ultimamente, ad espellere Dio dal mondo, cancellandone quelli che, oggettivamente, sono i segni che, in modo più efficace, rimandano a Lui; primo tra tutti la vita di coloro che, nella fedeltà e nella letizia, scelgono di vivere nella verginità del cuore e nel celibato per il Regno dei Cieli, testimoniando in tal modo che Dio esiste, è Presente e che per Lui è possibile vivere! Kath.net: Come si spiega la crisi delle vocazioni nelle odierne società occidentali? Cardinale Piacenza: La cosiddetta crisi vocazionale, dalla quale, in realtà, si sta lentamente uscendo, è legata, fondamentalmente, alla crisi della fede in Occidente. Laddove cè si deve ammettere che, in realtà, la crisi delle vocazioni è crisi di fede. Dio continua a chiamare ma per rispondere occorre sentire e per sentire occorre il clima adatto e non il baccano assoluto. Negli stessi ambienti è in crisi la santificazione della festa, è in crisi la confessione, è in crisi il matrimonio etc La secolarizzazione e la conseguente perdita del senso del sacro, della fede e della sua pratica, hanno determinato e determinano unimportante diminuzione del numero dei candidati al Sacerdozio. A queste ragioni squisitamente teologiche ed ecclesiali, se ne aggiungono alcune di carattere sociologico: prima fra tutte, il decremento, unico al mondo, della natalità, con la conseguente diminuzione del numero dei giovani e, quindi, anche delle giovani Vocazioni. In questo panorama rappresentano una lodevole eccezione, carica di entusiasmo e di speranza, i Movimenti e le nuove Comunità, nei quali la fede è vissuta in maniera schietta ed immediata, e tradotta in vita concreta e ciò apre il cuore dei giovani alla possibilità di donarsi completamente a Dio nel Sacerdozio ministeriale. Una tale vitalità nella differenza di espressione e di metodi, deve essere di tutta la Chiesa, di ogni parrocchia e di ogni Diocesi, perché solo una fede autentica, significativa per la vita, è lambiente nel quale possono essere ascoltate le tante chiamate che Dio rivolge, anche oggi, ai giovani. Il primo ed irrinunciabile rimedio al calo delle Vocazioni, lo ha suggerito Gesù stesso: «Pregate dunque il padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9,38). Questo è il realismo della pastorale delle vocazioni. La preghiera per le Vocazioni, unintensa, universale, dilatata rete di preghiera e di Adorazione Eucaristica che avvolga tutto il mondo, è la sola vera risposta possibile alla crisi delle risposte alla Vocazione. Ma ci vuole fede! Laddove un tale atteggiamento orante è stabilmente vissuto, si può affermare che sia in atto una reale ripresa e che, in certo modo, la notte sia passata e già albeggi. Vorrei tanto che ogni Diocesi avesse un centro di adorazione eucaristica, possibilmente perpetua, proprio per queste intenzioni: santificazione del Clero e vocazioni. Questo è il più efficace e realistico piano pastorale che ci possa essere! Di lì in poi si sprigionerà anche una mirabile forza di carità in tutti gli ambiti. Provare per credere! Kath.net: Dal 2003 sino alla Sua nomina a segretario della Congregazione per il Clero da parte di Papa Benedetto XVI nel 2007 Lei è stato presidente della Pontifica Commissione per i Beni Culturali della Chiesa; dal 2004 anche presidente della Pontificia Commissione per lArcheologia Sacra. Cardinale Piacenza: Largomento è vastissimo e meriterebbe di essere affrontato con la giusta ampiezza, poiché ogni realizzazione artistica parla dellidea di uomo e di Dio che abbiamo, come pure ogni edificio chiesa che si costruisce parla sia dellidea di Chiesa che abbiamo, sia, soprattutto, dellesperienza di Chiesa che viviamo. La Chiesa non è una realtà sociologica umana, non è una riunione di persone che credono nella stessa cosa! Essa è il Corpo di Cristo, nuovo Popolo sacerdotale, Presenza divina nel mondo. Ogni autentica espressione di arte sacra ed ogni nuova chiesa dovrebbe essere innanzitutto riconoscibile come tale. Ogni uomo, ogni passante, dal bambino allanziano, dal colto allanalfabeta, dal credente allateo, dovrebbero poter immediatamente dire: Quella è unopera darte!... Quella è una chiesa!. Questultima, inoltre, deve essere monumentale, deve cioè parlarci della grandezza di Dio e deve, dunque, essere differente, anche per proporzioni, da ogni altro edificio. Una chiesa, e larte sacra tutta, per essere tale, non deve obbedire tanto alla soggettiva originalità del singolo architetto o artista, quanto alla fede schietta e sincera del popolo, che in essa e attraverso di essa pregherà. Non sono monumenti alla genialità del singolo, ma luoghi e strumenti di Culto, dedicati a Dio, nei quali e attraverso i quali incontrare Dio e radunarsi come Suo Popolo. Kath.net: Secondo Lei, quanto è importante la celebrazione della liturgia per lessenza della vita della comunità nonché per la missione di una nuova evangelizzazione dei paesi di antica cristianizzazione? Cardinale Piacenza: Più volte il Santo Padre ha ricordato che, con la Liturgia, vive o muore la fede della Chiesa. Essa è, nel contempo, specchio, nel quale si riflette la fede, ed alimento, che costantemente la nutre, la purifica e la sostiene. Lantico adagio lex orandi, lex credendi mantiene ovviamente ancora oggi tutta la propria validità ed efficacia. In non pochi casi, il menzionato tentativo di demitizzazione, ha travolto anche la Liturgia, producendo, come unico, devastante effetto, quello di ridurla nuovamente e paradossalmente a riti pre-cristiani, simbolicamente interpretabili e quindi esposti ad ogni possibile deriva soggettivistica e relativistica. La Liturgia non è principalmente un agire umano, nel quale i singoli possano liberamente esprimere la propria soggettiva emozionalità, o per partecipare al quale sarebbe necessario fare o dire qualche cosa; essa è principalmente azione di Cristo, il Quale, Vivo e Presente nella Sua Chiesa, rende culto al Padre, attirando, in tale azione divino-umana, noi uomini. Aver ridotto o banalizzato la Liturgia è una gravissima responsabilità, non indipendente da quella perdita del senso del sacro, di cui lOccidente è vittima, e che è, ancora una volta, derivante dalla demitizzazione radicale di cui certa teologia si è fatta promotrice, credendo di essere scientifica. La risposta a tutto ciò è rintracciabile, tuttavia, nel cuore delluomo, il quale, nonostante tutto, è fatto per Dio ed è costitutivamente religioso, dunque aperto al trascendente ed al senso del sacro. Una Liturgia cristocentrica, correttamente celebrata, ecclesialmente significativa e che sia la realizzazione del «Egli [Cristo] deve crescere e io invece diminuire» (cfr. Gv 3,30) di giovannea memoria, contribuisce certamente alla nuova Evangelizzazione dellEuropa ed al recupero di quel senso del sacro, senza il quale anche il doveroso dialogo con le altre culture e tradizioni religiose sarebbe impossibile. Kath.net: Ringraziamo Sua Eminenza per lintervista e invochiamo su di Lei la benedizione di Dio Ihnen hat der Artikel gefallen? Bitte helfen Sie kath.net und spenden Sie jetzt via Überweisung oder Kreditkarte/Paypal! Lesermeinungen
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